Arte delirante, personalità eccentrica e tratti paranoici. È stato uno dei protagonisti assoluti dell'arte del Novecento.
Figura di spicco nell'arte del XX secolo, Salvador Dalí ha lasciato una miriade di opere intrise di delirio paranoico e sogni surrealisti. Eppure queste opere spesso giocano un ruolo secondario rispetto alla sua personalità eccentrica, poiché la vera opera di Dalí era proprio Dalí stesso. Fino alla fine della sua vita, l'artista ha coltivato l'immagine di sé come stella megalomane che ha profuso con tutti i possibili stereotipi: ricchezza, celebrità, genio. L'acuta consapevolezza della sua identità nei media avrebbe poi ispirato altri, come Andy Warhol e Jeff Koons.
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Salvador Dalí è nato a Figueres, in Spagna, nel 1904 da una famiglia di notai. I suoi genitori, che avevano perso un altro bambino tempo prima, lo convinsero che lui stesso fosse la reincarnazione del fratello deceduto. Questo fu il primo trauma interno di Dalí e probabilmente anche la base del suo piglio artistico.
All'età di 6 anni, Dalí realizzò le sue prime creazioni, rivelando un talento precoce. Appena quattordicenne, prese parte a una mostra al teatro municipale di Figueres. Nel 1922, Dalí partì per Madrid alla volta dell'Accademia di Belle Arti. Qui incontrò Federico García Lorca, Luis Buñuel e Joan Miró. Il giovane Salvador portava già il segno di alcune influenze significative: l'Impressionismo, il Rinascimento e artisti spagnoli come Francisco de Zurbarán o Diego Velázquez (i cui baffi copiati divennero poi famosi su Dalí).
La morte della madre nel 1921 provocò un secondo trauma: Dalí fu devastato da questa perdita. Nel 1925, organizzò una mostra personale presso le Galeries Dalmau (Barcellona), e un anno dopo terminò il suo primo capolavoro, Cestino di pane. Nello stesso anno venne espulso dall'Academia, di cui criticò l'insegnamento definendolo "sterile". Perseguì invece la sua vocazione da scrittore come parte del gruppo d'avanguardia "Generación del 27".
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Nel 1927, Dalí si trasferì a Parigi. Qui incontrò André Breton, Marcel Duchamp e Pablo Picasso, che presto divennero suoi amici intimi. Due anni dopo, entrò ufficialmente nel giro dei surrealisti. Inizialmente l'artista era molto legato al leader surrealista, André Breton. Nei suoi dipinti, Dalí sviluppò un linguaggio simbolico carico di figure ricorrenti: Lenin, Guglielmo Tell, Hitler e L'angelo di Jean-François Millet. Alcuni temi divennero vere e proprie ossessioni: la morte, il cibo, la "morbidezza". Rappresentò anche un vasto bestiario pittorico composto da animali e riferimenti alla Catalogna.
Dalí dipinse due capolavori durante questo periodo: Il grande masturbatore (1929) e La persistenza della memoria (1931). Il suo rapporto con André Breton però si deteriorò presto, a causa delle sue provocatorie dichiarazioni su Hitler e sulla pedofilia... senza dimenticare la relazione adultera con la moglie di Paul Éluard, Gala, che sarebbe diventata la sua amata musa (Ritratto di Gala, 1931). Fu così che nel 1934 André Breton decise di escludere Dalí dal gruppo surrealista.
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Le ricerche di Dalí, tuttavia, continuarono senza ostacoli. La metamorfosi di Narciso (1937) fu il primo dipinto eseguito usando il "metodo paranoico-critico": un mezzo per cogliere la realtà attraverso il delirio, ispirato alla psicologia di Freud. Per inciso, tra il pittore e lo psicologo vigeva rispetto reciproco e i due si incontrarono a Londra nel 1938. L'anno seguente Dalí partì per New York, dove avrebbe poi vissuto per otto anni, facendo fortuna grazie alla borghesia newyorkese, innamorata del suo talento e della sua eccentricità. Negli Stati Uniti, creò gioielli e scenografie, scrisse testi e nel 1941 il MoMA gli dedicò una retrospettiva.
Dopo il 1945, ci fu una svolta nelle sue ideologie: si convertì al cattolicesimo e divenne un monarchico. Nel 1949 incontrò papa Pio XII e attraversò nuovamente l'Atlantico per stabilirsi in Catalogna. Attingendo sia alla sua crisi di fede che alle innovazioni portate dalla fisica nucleare, Dalí inventò il "misticismo corpuscolare", creando dipinti monumentali con effetti ottici e relazioni geometriche tra i volumi.
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L'evoluzione di Dalí si riflette nelle opere Tentazione di Sant'Antonio (1946) e Cristo di San Giovanni della Croce (1951).
Idillio Atomico e Uranico melanconico ricorda invece il bombardamento di Hiroshima, mentre La stazione ferroviaria di Perpignan (1965) venne presentata come il nuovo "centro cosmico del mondo". In quel periodo Dalí si cimentò anche nella scultura con il suo Gabinetto antropomorfo (1970) e Profilo del Tempo (1984).
Nei suoi ultimi anni, Dalí continuò a coltivare la sua immagine di esuberante tuttofare. Collaborò con altri artisti e designers, divenne amico di Elvis Presley e Alice Cooper, realizzò scritti burrascosi sulla sua vita e sulla sua arte e dichiarò di essere "pazzo per il cioccolato Lanvin" in una famosa pubblicità.
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La mostra a lui dedicata nel 1978 al Centre Georges Pompidou fu un successo mondiale, con 850.000 visitatori. A Figueres, Dalí aprì un museo-teatro proprio nel luogo in cui espose per la prima volta le sue prime creazioni all'età di 14 anni. Nei primi anni '80, l'allora monarca Juan Carlos gli conferì anche un titolo di nobiltà in riconoscimento della sua carriera artistica.
La sua amata Gala morì nel 1982 e Dalí la seguì sette anni dopo. Molti musei aprirono poi in suo onore, lo spazio di Figueres rimane un luogo speciale e rappresentativo dell'universo stravagante del creatore. Un altro luogo dedicato al genio surrealista è l'Espace Dalí di Parigi, riaperto recentemente dopo una lunga chiusura proprio a testimonianza di come il pittore e il suo lavoro continuano a suscitare grande interesse nel pubblico.
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Versione aggiornata di un articolo precedentemente pubblicato nel 2020.