Il Viaggio Magico di Piranesi nell'Arte dell'Incisione

L'eredità visionaria di questo architetto, incisore e teorico dell'architettura è inestimabile.

Giovanni Battista Piranesi, Il Colosseo, incisione, 1757. Immagine di dominio pubblico
Giovanni Battista Piranesi, Il Colosseo, incisione, 1757. Immagine di dominio pubblico

Oltre trecento anni fa, il 4 ottobre del 1720, venne al mondo a Venezia uno dei più grandi architetti, incisori e teorici dell'architettura del XVIII secolo: Giovanni Battista Piranesi, noto anche come Giambattista Piranesi.

Suo padre, tagliapietre e capomastro, insieme allo zio materno Matteo Lucchesi, magistrato delle acque della Serenissima e appassionato dell'antichità seguendo i modelli di Andrea Palladio e di Vitruvio, lo introdussero all'Architettura. Il fratello, frate domenicano, lo avvicinò allo studio del latino ma soprattutto alla passione per la storia di Roma, che avrà un'enorme influenza sulla sua produzione artistica. Continuò poi la propria formazione con l'architetto Giovanni Scalfarotto e all'interno della bottega di Carlo Zucchi.

Giovanni Battista Piranesi, Piramide Cestia, incisione, anni 1700, dalle Vedute di Roma. Immagine di dominio pubblico
Giovanni Battista Piranesi, Piramide Cestia, incisione, anni 1700, dalle Vedute di Roma. Immagine di dominio pubblico

Nel 1740, deluso dalle scarse opportunità lavorative offerte dal Veneto, il giovane Piranesi decise di partire alla volta della Città Eterna, unendosi come disegnatore alla spedizione diplomatica dell'ambasciatore veneziano Francesco Vernier. Piranesi rimase colpito dalle meraviglie di Roma e da quelle che lui giunse commosso a definire "parlanti ruine": parlanti ruine che di simili non arrivai di potermene mai formare sopra i disegni, benché accuratissimi che di queste stesse ha fatto l'immortale Palladio, che io pur sempre mi teneva inanzi agli occhi.

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Giovanni Battista Piranesi, Le Carceri d'Invenzione, 1761, 54.8 x 41.5 cm. Immagine di dominio pubblico
Giovanni Battista Piranesi, Le Carceri d'Invenzione, 1761, 54.8 x 41.5 cm. Immagine di dominio pubblico

Terminate alcune esperienze di apprendistato, in cui imparò le tecniche di incisione all'acquaforte, nel 1743 realizzò la sua prima collezione di tavole intitolata "Prima parte di architetture e prospettive inventate e incise da Gio. Batta Piranesi architetto veneziano", a cui seguirono la prima edizione delle "Carceri d'invenzione" nel 1745 e le "Vedute di Roma" (una raccolta pubblicata dal 1748 al 1778). Nel frattempo, aprì il suo studio in Via del Corso, di fronte all'Accademia di Francia. Tra il 1756 e l'anno successivo pubblicò la sua collezione più amata, le "Antichità Romane", divisa in quattro volumi. In breve tempo, raggiunse un grande successo e la sua fortuna si consolidò sotto il pontificato di Clemente XIII, che divenne suo mecenate e protettore.

Le opere di Piranesi, che la famosa scrittrice francese Marguerite Yourcenar definì "mente nera", sono intrise di drammaticità e malinconia, caratteristiche che lo rendono un precursore dello spirito romantico, nonostante la sua principale fonte d'ispirazione fosse la classicità rivisitata in chiave rococò. Le sue incisioni sono state da lui stesso definite "invenzioni capricciose", un termine con cui voleva indicare il carattere immaginativo delle sue creazioni.

Giovanni Battista Piranesi, Sette colonne con capitelli corintj spettanti al Tempio di Giuturna, e in gran parte interrate nel piano moderno di Roma (1756) incisione, 53,9 x 41,4 cm. Immagine di dominio pubblico
Giovanni Battista Piranesi, Sette colonne con capitelli corintj spettanti al Tempio di Giuturna, e in gran parte interrate nel piano moderno di Roma (1756) incisione, 53,9 x 41,4 cm. Immagine di dominio pubblico

La notorietà di Piranesi fu anche legata al cosiddetto Grand Tour, ovvero il lungo viaggio artistico e culturale che i giovani di buona famiglia solevano compiere, a partire dal XVIII secolo, nelle maggiori città dell'Europa continentale. Ovviamente, una delle tappe fondamentali del Tour era Roma. Dal momento che Piranesi divenne un punto di riferimento fondamentale della nuova vita artistica e intellettuale della capitale italiana, le sue opere erano tenute in alta considerazione. Tramite il Grand Tour, Piranesi strinse anche numerose amicizie importanti.

Grazie al sostegno di Clemente XIII e alle committenze del nipote del pontefice, il cardinale Giovanni Battista Rezzonico, Piranesi riuscì a realizzare il suo sogno architettonico. Tra i numerosi progetti, il più importante fu il rifacimento della Chiesa di Santa Maria del Priorato, in cui restaurò la facciata impiegando un eccezionale apparato iconografico e realizzò magnifiche decorazioni in stucco all'interno. I lavori per il cantiere, iniziati nel 1764, si conclusero due anni dopo, restituendo così alla città di Roma uno dei suoi grandi monumenti religiosi.

Giovanni Battista Piranesi, Arco di Traiano, 1748-1774, incisione, 54,6 x 78,8 cm. Immagine di dominio pubblico
Giovanni Battista Piranesi, Arco di Traiano, 1748-1774, incisione, 54,6 x 78,8 cm. Immagine di dominio pubblico

La maturità artistica di Piranesi si manifestò nelle raccolte "Il Campo Marzio dell'antica Roma" (1762) e "Diverse maniere di adornare i cammini" (1769), in cui testimoniò anche la sua attività commerciale. Piranesi era infatti noto per essere uno dei più grandi imprenditori del suo tempo, impegnato nella vendita di oggetti d'arredo, marmi e antichità. Alla sua morte nel 1778, suo figlio Francesco prese in mano la sua eredità, continuando a diffondere le sue meravigliose opere. Su volontà del cardinale Rezzonico, Giovanni Battista Piranesi fu sepolto proprio nella Chiesa di Santa Maria del Priorato, il suo progetto più amato.

Sebbene le opere più celebri di Piranesi siano associate a Roma, il suo contributo si è esteso oltre la Città Eterna. L'artista realizzò infatti anche opere relative ad altre città e soggetti. Oltre alle famose vedute di Roma creò serie simili anche per città come Venezia, Napoli e Paestum. Queste opere mostrano la bellezza architettonica e storica di queste città.

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Giovanni Battista Piranesi, Arco di Trionfo (1745-1750 circa), penna e inchiostro bruno, acquarello su matita rossa, 14,7 x 21,1 cm, British Museum, Londra. Immagine di dominio pubblico
Giovanni Battista Piranesi, Arco di Trionfo (1745-1750 circa), penna e inchiostro bruno, acquarello su matita rossa, 14,7 x 21,1 cm, British Museum, Londra. Immagine di dominio pubblico

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Piranesi era affascinato dalle rovine antiche e dai siti archeologici al di fuori di Roma. Produsse stampe con resti architettonici di Pompei, Ercolano e altri siti dell'antica Roma. Queste opere hanno fornito un'idea del passato antico e hanno avuto un ruolo significativo nel diffondere l'apprezzamento dell'antichità classica.

L'arte di Piranesi si distingue per il suo eclettismo e la versatilità del suo estro creativo, rendendo difficile inserirlo in categorie o correnti artistiche predefinite. La sua personalità è influenzata dalla doppia matrice culturale veneziana e romana, che contribuisce a creare una fisionomia artistica complessa. L'eredità artistica di Piranesi ha influenzato generazioni di artisti, architetti e studiosi – fra cui Maurits Cornelis Escher, le cui costruzioni impossibili presentano un evidente debito alle Carceri – così come il movimento surrealista. Le sue opere continuano a essere ammirate e studiate in tutto il mondo, testimoniando l'impatto duraturo del suo genio creativo.

Versione aggiornata di un articolo originariamente pubblicato nel 2020.

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